lunedì 13 ottobre 2014

Milano/ Fotografia: alcuni appuntamenti dell'inverno milanese.

 MILANO E LA FOTOGRAFIA: due mostre

Immagini, ricordi, testimonianze. Una fotografia cela dietro la carta; i contorni e le sfumature della storia vengono fissati attraverso l’impressione della luce e volti, vedute di città, natura, personaggi che riescono a vincere lo scorrere del tempo, la dimenticanza.
Dalla sua invenzione, nei primi anni dell’Ottocento, attribuita convenzionalmente al francese Joseph Nicéphore Niépce (anche se studi recenti rivelano tentativi precedenti), la fotografia è riuscita a cogliere istanti di vita, grazie alla sua capacità di unire l’arte alla realtà.

In questi lunghi e strampalati mesi d’autunno, la città di Milano ci regala numerose mostre fotografiche di vario genere e tematica: dalla mostra annuale del “Wildlife Photographer of the Year”, all’elegante bianco e nero del tedesco Herbert List al museo delle Stelline, e ancora le due brevi monografiche dedicate ai «Freedom Fighters» (che si è chiusa proprio ieri) e alla grande e ‘divina’ voce di Maria Callas, l’una presso i saloni di palazzo Reale e l’altra nella sede di P.zza Piemonte della Feltrinelli.

FREEDOM FIGHTERS
I Kennedy e la battaglia per i diritti civili


È una piacevole domenica, ora di pranzo, e decido di uscire e godere del panorama della folla che si incontra e scontra nel centro della “Milano da comprare”: il Duomo. Avrei voglia di visitare una mostra di pittura, ma arrivata davanti a Palazzo Reale, ecco la coda (non parlo della coda calpestata di qualche povero cane trascinato dai padroni lungo le vie degli stores milanesi), coda infinita per le esposizioni del pittore divisionista Segantini e del russo Chagall. Rinuncio immediatamente, ma leggo nel grande manifesto all’entrata della mostra sui combattenti per la libertà e decido di entrare a vedere.
Nei magnifici saloni affrescati che danno sull’ultimo cortile di Palazzo Reale, è allestito un percorso cronologico dedicato alle tappe fondamentali della lotta per i diritti civili sostenuta da Martin Luther King, John e Robert F. Kennedy, illustrata da pannelli scuri dove scorrono immagini, didascalie e narrazioni che vanno dal 1776, anno in cui il Comitato dei Cinque costituito da John Adams, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Robert R. Livingston e Roger Sherman presenta al Congresso la bozza della Dichiarazione di Indipendenza, fino al 1964, anno in cui fu assegnato il Premio Nobel per la Pace a Martin Luther King.
Percorro le sale, forse un po’ troppo buie, ma che consentono di sentirsi legati ai volti della gente, di coglierne la luce e di “ascoltare” la voce delle loro storie, la sofferenza e la loro forza.





UNA MOSTRA PER MARIA CALLAS


Lasciato alle mie spalle la corte del Palazzo, mi accingo a piedi verso la strada di casa: supero via Dante, corso Magenta e Santa Maria delle Grazie; arrivata in Piazza Piemonte, passo davanti alla mia libreria preferita, la Feltrinelli, e ricordo della mostra di foto sulla più grande e potente voce di cui il mondo abbia mai potuto risuonare, la “divina” Callas.
All’energia scatenata dal suo canto, corrispondeva la fragilità di un’anima incapace, forse, di accettare i sentimenti che alimentavano quella stessa debolezza. Amore, passione, vibrazione, respiro, disperata necessità di essere compresa e accolta: Maria Callas è stata la soprano più apprezzata e contestata nel panorama della lirica internazionale.
Fino al 31 ottobre, la libreria Feltrinelli ha deciso di celebrarla in concomitanza all’uscita di un cofanetto di 69 Cd, Maria Callas Remastered Edition – pubblicato il 23 settembre- che raccoglie le registrazioni eseguite dal 1949 al 1969 per le etichette EMI/Columbia e Cetra.


Nella piccola stanza illuminata dal sole, gli scatti ritraggono la cantante in studio, nella solitudine della preparazione agli attimi prima della registrazione, accompagnata da altri grandi della lirica; sorridente, composta, in posa e colta nel furore del canto: guardare attraverso l’obiettivo, avvertire la complessità del suo animo nei suoi occhi, lasciano che io possa incontrare Maria Callas in quelle stanze, sentirne l’atmosfera, il peso dell’attesa.
Ancora una volta una piccola mostra che rende, nonostante ciò, l’intensità della fotografia e dell’oggetto impresso nella pellicola.



  



Giulia

  

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